Tin City, la città post-apocalittica nelle dune

La città di alluminio, Tin City, sorge tra Newcastle e Nelson Bay, nel New South Wales centrale. Con una Newcastle in piena rinascita a sud e una piacevole Nelson Bay a nord, sembra ragionevole chiedersi perché qualcuno vorrebbe vivere a Tin City.

Ma Tin City ha ciò che né Newcastle né Nelson Bay hanno: la piena, inesorabile, solitudine.

Non ci sono strade per raggiungere Tin City. È necessario guidare lungo la spiaggia con una macchina 4WD, approdare via mare o attraverso la foresta a piedi, arrampicandosi sulle dune.

Mentre siamo arrivati a Tin City, ci meraviglia la bellezza folle ed essenziale di questa spiaggia: il cielo colossale, il mare spumeggiante, l’oceano che incontra la terra come uno schiaffo in faccia. Non ci sono segni di abitazione umana. Solo sabbia e dune rotolanti. Finché all’improvviso appare un ammasso di 11 baracche, dietro l’ennesima duna, mezze sepolte e dall’aspetto piuttosto strano e solitario. Apparentemente abbandonate, sembrano capannoni reduci da uno scontro nucleare.

Questo bislacco quartiere è abitato, tanto che ci accorgiamo che le case hanno numeri civici, cartelli che invitano a “Stare alla larga” e bidoni del pattume nelle verande. Qui mancano elettricità, un sistema fognario e tubature dell’acqua, ma scopriamo più tardi che ogni abitante se la cava come può, con pannelli solari, pompe di drenaggio sotterranee e ovviamente la pesca, che non manca di certo per sfamarli.

Tin City è stata fondata da senzatetto durante la Depressione, ma quando arrivò la seconda guerra mondiale gli abitanti furono chiamati alle armi. Quando tornarono, le loro capanne erano state sepolte dalla sabbia, così le ricostruirono usando legname trasportato dalla corrente del mare e vecchie ferraglie militari. Oggi il problema della sabbia persiste e diverse parti delle baracche sono sepolte, tanto che gli abitanti devono costantemente occuparsi di spalare e ricostruire.

Le capanne non sono possedute, nel senso tradizionale, da nessuno: secondo i regolamenti stabiliti dall’ente aborigeno dei Warimi, che gestisce il territorio su cui sorgono e che amministra l’area, i “residenti” della città non possono vendere le loro baracche. Semplicemente le tramandano, attraverso le famiglie o donandole ad amici.

Mentre passeggiamo tra le “vie” della città percepiamo il senso di solitudine ma non di abbandono: intravediamo le tende pulite all’interno delle finestre, qualche rete da pesca ancora bagnata appesa al sole, antenne paraboliche sui tetti. È una città viva, nonostante l’aridità del territorio in cui sorge, ma i suoi abitanti sono eremiti che non amano essere disturbati.

Sbigottiti ce ne torniamo verso la foresta, girandoci di tanto in tanto per assicurarci che la città di metallo non sia un miraggio in mezzo al deserto.

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Photo Credits: Andrea Messina

5 pensieri su “Tin City, la città post-apocalittica nelle dune

    1. Purtroppo non abbiamo avuto occasione di incrociare gli abitanti, trovandosi tutti o fuori dalle abitazioni o rintanati e difesi da diversi minacciosi cartelli “Keep out”! Forse con un po’ di coraggio avremmo potuto bussare a una porta e … chissà. Dove ti trovi tu? Se mai dovessi avere il coraggio di bussare che è mancano a noi, sarei curiosa di sapere com’è andata!

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      1. Conoscendomi, il coraggio per andare a bussare direttamente non lo avrei (non ho preso da mia mamma, che parlava anche con le pietre!). Però finché riesco a sgaiottolare qua e là senza disturbare, sempre volentieri! 😀 Sono a Melbourne e prima di avventurarmi con un van in zone meno battute vorrei aspettare ancora un po’, tanto starò qui qualche anno (ad esempio prendere la patente sarebbe un buon inizio, per non far guidare sempre solo lui! ci sto lavorando :D)

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